I poveri sono come uno specchio…
Il peregrinare di Renzo diventa occasione, per lui, di aggiungere, al proprio bagaglio di vita, esperienze di realtà dai toni drammatici. Infatti:
“Per tutta la strada, e più ancora nelle terre e ne’ borghi, incontrava a ogni passo poveri, che non eran poveri di mestiere, e mostravan la miseria più nel viso che nel vestiario: contadini, montanari, artigiani, famiglie intere; e un misto ronzìo di preghiere, di lamenti e
di vagiti. Quella vista, oltre la compassione e la malinconia, lo metteva anche in pensiero de’ casi suoi”.
Renzo si “scontra”, lungo il suo cammino, con la povertà degli “impoveriti”. In senso stretto, infatti, non esistono persone povere ma persone rese povere dall’avidità degli “arricchiti”. Ogni persona porta con sé un carico di ricchezza umana, anche se, spesso, nascosta dietro la coltre della fatica di vivere.
Queste riflessioni sono suffragate da alcuni passaggi del testo sopra citato, come: “non eran poveri di mestiere” e “mostravan la miseria più nel viso che nel vestiario”. Benché ci siano persone che scelgano volontariamente uno stile di sobrietà, nessuno sceglie liberamente la miseria come “mestiere”; qualche volta può capitare che qualcuno la scelga come maschera per lucrare solidarietà e soldi, ma questo è un altro discorso.
La vera miseria, dunque, si riconosce dal volto; anzi, tanto più risalta agli occhi quanto più questa viene nascosta dietro abbigliamenti e atteggiamenti che profumano di dignità. A contatto con questi volti, ognuno, come attraverso uno specchio, scopre le sue miserie, non solo materiali ma anche morali.
La vera miseria è quella che si manifesta nei vagiti dei bambini, nei lamenti di chi soffre, nelle preghiere di chi spera. Per essere veramente umani, ciascuno di noi dovrebbe chiedere, a questi “miseri”, la misericordia di lasciarsi toccare dalla loro miseria piena di valori vitali, per andare, oltre ogni malinconia, verso un sincero sentimento di compassionevole solidarietà.
Caro Renzo, l’altrui miseria ti ha messo in contatto con le tue stesse miserie; ti ha fatto scoprire malinconico e compassionevole, ma soprattutto ti ha portato a riconoscere che anche tu hai delle mancanze materiali e morali, che diventano, attraverso la tua storia relazionale, un itinerario compendiato da una consapevolezza crescente delle tue miserie, le quali, però, potrebbero assumere, se ascolti e guardi i “miseri”, le fattezze di una miseria narrante.