Quando scrivo provo emozioni contrastanti – Intervista a Vanessa Di Marco

 Il sogno è pubblicare un romanzo, ma se non dovesse accadere e avrò dedicato alla scrittura tutto il tempo che avrò voluto sarò soddisfatta ugualmente.

Buongiorno Vanessa, ci fa piacere averti in redazione per questa intervista. Raccontaci di Te. 

Io nasco e cresco a Roma dove ho vissuto buona parte della mia vita tra Trastevere, il centro storico e il quartiere Prati per motivi di studio o di lavoro.
Ho studiato lingue perché sin da bambina sognavo di viaggiare e nella mia testolina fare la hostess sarebbe stato il mestiere migliore per farlo.
Come tanti, la vita poi mi ha portato a fare tutt’altro. Per vent’anni ho lavorato come impiegata in aziende che si occupavano di informatizzazione dei servizi nella Pubblica Amministrazione. Ho lasciato il lavoro quando ho deciso di seguire mio marito all’estero.
Quindi non solo Italia, ma anche estero? 
Esatto! Nel 2005, quello che poi è diventato mio marito è entrato nello staff medico di un team di Coppa America di vela e si è trasferito a Valencia.
Quella è stata la prima svolta. Ho cominciato a conoscere la cultura e le usanze del popolo spagnolo, passando moltissimo tempo dell’anno da lui, e soprattutto entrambi abbiamo capito che la volevamo vivere altre esperienze all’estero.
Io avevo già vissuto da ragazza quella sensazione con i viaggi studio in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti  e rivivere quella totale  immersione in atmosfere diverse dalla mia sapevo che mi sarebbe piaciuto.
Nel 2012 mio marito è partito per il Qatar e dopo pochi mesi io e nostro figlio lo abbiamo raggiunto vivendo una meravigliosa avventura arricchita dal crogiuolo di razze e culture che popolano  quel paesino nel deserto.
Saremmo dovuti restare fino ai mondiali di calcio del 2022, ma mio marito ha ricevuto un’offerta di lavoro importante per la sua carriera qui in Italia e siamo venuti a vivere a Como dove siamo tutt’ora.
Cosa pensi della affermazione “la scrittura è terapeutica”?

Credo fermamente che la scrittura, come qualsiasi forma d’arte, sia terapeutica. Per scrivere bisogna guardarsi dentro, scavare nel proprio passato e spesso aprire cassetti che avevamo tenuto chiusi. Allo stesso tempo bisogna guardare il mondo, ascoltare gli altri, osservare la gente e mettersi in relazione con tutto questo. Non sempre riusciamo ad esprimere il nostro pensiero o le nostre emozioni. A volte non possiamo farlo. Qui viene in nostro aiuto l’arte e nel mio caso la scrittura. Attraverso i personaggi posso dire tutto ciò che provo, che sento e questo lo trovo a dir poco terapeutico.

Quale metodo di lavoro adotti per scrivere?
Metodo di lavoro, questa è davvero una bella domanda. Io ho iniziato a studiare la scrittura durante il Covid seguendo lezioni di una scuola di Como e poi cercando on line ho scoperto la  scuola di Francesco Trento “Come si scrive una grande storia”. Ho cominciato con le lezioni gratuite e non mi sono più fermata. Grazie al fantastico gruppo di insegnanti sto imparando ad avere un vero e proprio metodo di lavoro, ma soprattutto a non abbattermi, a credere in quello che scrivo. Francesco ci ripete sempre che l’importante è arricchire ogni giorno la nostra cassetta degli attrezzi, leggere, scrivere e studiare. Un vero e proprio allenamento quotidiano e io provo a fare così. Combattere la procrastinazione è il mio primo obiettivo.
Cosa ti aiuta a concentrarti mentre scrivi?
Per rimanere concentrata mentre scrivo devo assolutamente stare lontana dal cellulare. Spesso lo tengo appositamente in un’altra stanza. L’importante per me è iniziare, sedermi e accendere il pc. Una volta partita non ho più grosse difficoltà a rimanere concentrata. Come tutti, credo, devo stare da sola.
Quali sensazioni ed emozioni prova mentre scrivi?
Quando scrivo provo emozioni contrastanti. Prima l’eccitazione nel veder nascere riga dopo riga una nuova storia o apparire un nuovo personaggio. Subito dopo mi immedesimo un po’ troppo quindi vado dalla gioia, alla rabbia, alla tristezza. La parte peggiore arriva quando rileggo ciò che ho scritto. Buona parte delle volte non sono soddisfatta, cancello, riscrivo, cancello e correggo. Poi, all’improvviso come se non ne volessi sapere più nulla o dovessi liberarmi, devo lasciare andare il racconto. Su questo devo assolutamente lavorarci perché la revisione dei testi deve essere fatta con calma e distacco. Sono ancora nella fase working in progress.
Come costruisci i tuoi personaggi e la tua trama?

I miei personaggi spesso vengono dal mio quotidiano. Sono persone che hanno fatto parte della mia vita o che semplicemente incontro durante la giornata. Sin da bambina mi piaceva immaginare che vita facesse il signore che strappava i biglietti sul bus o la signora seduta accanto a me. Ancora oggi quando sono in un bar, guardando gli avventori mi viene di creargli mini storie intorno. Quando devo scrivere un racconto uno dei tanti incontri diventa un personaggio e intorno a lui costruisco la storia. E’ come se lui me la raccontasse.

Qual è l’ultima opera che ha pubblicato?

Io  ho pubblicato due racconti in due raccolte della PAV edizioni a maggio in occasione del Salone del libro di Torino. Per me è stato importante perché mi ha aiutato a superare la paura di mandare i miei testi in giro per il mondo. L’idea che qualcuno leggesse quello che scrivevo mi terrorizzava e ancora oggi faccio molta fatica a combattere questo mio timore. Per questo cerco di partecipare a diversi concorsi. Mi serve per ricevere tutti i no di cui ho bisogno per crescere e capire che il giudizio è sul racconto e non sulla persona.

Quale è la meta finale del viaggio della Tua vita?
Non ho idea di quale sia la meta finale del mio viaggio. Spero solo di imparare a godermelo.
Il sogno è pubblicare un romanzo, ma se non dovesse accadere e avrò dedicato alla scrittura tutto il tempo che avrò voluto sarò soddisfatta ugualmente.

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