Pensieri A Raffica: Il Mio Cervello in Evidenza (Riflessione #741)

Bene o Niente: La Filosofia dell’Impegno Totale

Sono uno di quelli che quando c’è da scherzare è in prima linea, con la battuta pronta o una storiella da raccontare, che non manca di autoironia per strappare un sorriso o una risata scacciaguai. Ma sono anche uno di quelli che quando deve fare una cosa, fa di tutto pur di portarla a termine nel migliore dei modi. Darsi da fare, studiare e capire, seguire il programma, e rimboccarsi le maniche evitando chiacchiere inutili, fanno parte della mia natura d’instancabile perfezionista. Come dice Bombolo nel film Assassinio sul Tevere: «Quannò c’è da calà, calo. Quanno c’è da pjià, pijio.»

Riflessione #741

Non so te, Fedele Lettore, ma io ho sempre cercato di fare le cose con cognizione di causa, anziché all’acqua di rose. Per quanto alcuni ritengano che uno come me s’accontenti delle cose così come vengono, la filosofia secondo la quale “se fai una cosa, o la fai bene o non la fai per niente” ha plasmato la mia visione della realtà e conseguente approccio alle decisioni. Il mio è un metodo che richiede riflessione, consapevolezza e molta, molta pazienza. Al corrente del fatto che azioni ponderate portino a un’esistenza appagante e soddisfacente, ho scelto consapevolmente la via della coscienza.

Nonostante la società odierna incoraggi a seguire un percorso prestabilito (incitando a imboccare la strada facile anziché quella giusta), ammaestrando in questo modo uomini e donne a prendere decisioni che sembrano conformi a standard predefiniti, ho imparato a muovermi in maniera ponderata, stabilendo priorità in base a una comprensione approfondita delle condizioni per ottenere risultati significativi e duraturi. No, non sono un’allarmista, né un pessimista, e nemmeno un fatalista, anzi. Cerco piuttosto di limitare i danni, facendo di tutto per non farmi cogliere impreparato. Se e quando le circostanze richiederanno di agire, le probabilità d’essere colto alla sprovvista saranno basse.

L’esperienza mi ha insegnato che azioni impulsive e colpi di testa di qualunque genere causano, nel 99,99% dei casi, effetti collaterali indesiderati e conseguenze sgradevoli. Non occorre che stia qui a raccontare di come in passato io abbia (fin troppo ripetutamente) mandato in vacca il lavoro svolto fino a quel momento, agendo in maniera incredibilmente stupida, soltanto per non essermi fermato a pensare o contare fino a diecimila. Possiamo dunque affermare che è grazie alle idiozie commesse se ho imparato a riflettere come Dio comanda, valutando le opzioni disponibili e considerando le possibili implicazioni e probabili scenari a lungo termine.

Per quanto la tentazione di fare le cose a @#**§ di cane sia più forte di quanto si è disposti ad ammettere, prendere decisioni superficiali senza esaminare la complessità della situazione non è nel mio stile. Alcuni diranno che sono pignolo, altri che ho qualche problema, certi che dovrei farmi vedere da uno bravo. Mi sta bene. Se ciò accadesse, ossia se un giorno dovessi stendermi su un lettino per parlare dei casi miei con uno sconosciuto in camice bianco e barba accademica, dirò che analizzare il contesto, tenendo conto delle dinamiche sottostanti, è fondamentale per un successo di qualità.

Non posso negare che il mio sia un approccio che richiede tempo e sforzo, ma agire e pensare con cognizione di causa, quindi al corrente di voler fare quello che sto facendo al meglio delle mie possibilità e facoltà mentali (lasciando nulla al caso) è anche il modo col quale affronto le difficoltà che mi si parano davanti. Analizzando le varie ragioni dietro ogni scelta, mi è più facile resistere alle avversità. La costanza della motivazione alimenta la determinazione, e la capacità di rimediare agli imprevisti si traduce in uno sviluppo più significativo e un senso di realizzazione più autentico.

Già che ci sei, Fedele Lettore, butta un occhio al resto della mia produzione: https://www.vitenarranti.it/tag/sebastian-funari/

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