Ognuno di Noi è formato di due parti di materia essenziale: quella emotiva e quella razionale.
Quante volte Vi sarà capitato di combattere delle battaglie con Voi stessi e con i Vostri fantasmi interiori nel buio delle decisioni da prendere.
La ricerca della luce e della chiarezza interiore è, a volte, lacerante. Ognuno di Noi ricerca la luce, insegue quella illuminazione che indichi la strada da seguire. A volte cadiamo nell’equivoco che quella luce illumini il sentiero ideale, che lo faccia per nostro conto mostrandoci la strada corretta come uno scarico di responsabilità verso noi stessi e il sentiero da percorrere.
Ma si sa che il destino è il più potente degli Dei e che troppo spesso lo invochiamo come responsabile dei nostri insuccessi; ma non è altro che il contenitore dei nostri alibi con i quali vogliamo giustificare le nostre “non scelte”.
Davide Rossi è un ragazzo di 37 anni, lombardo di nascita che alterna la propria vita attuale tra il Piemonte e la Toscana, dividendosi tra lavoro e legami sentimentali.
La vita di Davide è fatta di quei bivi naturali, comuni a molti, che prendono una strada diversa per ognuno di noi.
Il conflitto tra la scelta scientifica e quella umanistica lo connota sin da adolescente quando deve effettuare le prime decisioni importanti della propria istruzione.
Buongiorno Davide, ci fa piacere averla in redazione per questa intervista. Ci vuole raccontare questo dualismo scientifico-umanistico che la contraddistingue?
Buongiorno a Tutti voi. Il mio percorso è stato sempre caratterizzato dal bivio tra scienza e letteratura. Sin dall’età di 14 anni ero combattuto se intraprendere la strada del liceo o quella dell’istituto tecnico, per poi scegliere quest’ultima che ho riconfermato più tardi con l’iscrizione alla Facoltà di farmacia. Ad oggi, infatti lavoro per una azienda farmaceutica.
Si è mai pentito di questa scelta?
Pentito no, ma sicuramente non appagato per quanto riguarda l’altra parte della mia natura, mancando il lato più letterario e umanistico.
Come ha risolto questa carenza?
Già dall’età di dieci anni ho colmato questa mia passione letteraria, iniziando a scrivere, cimentandomi in romanzi, racconti e sceneggiature.
Cosa pensa della affermazione “la scrittura è terapeutica”?
Mi trovo d’accordo. Nella scrittura scarico le emozioni e le tensioni della giornata. Chi scrive trasla nelle pagine redatte i propri fantasmi quotidiani e quelli del passato.
Quale metodo di lavoro adotta per scrivere?
Devo sicuramente avere in mente un progetto generale, scegliere cioè tra la tipologia di scritto ,per esempio tra un romanzo giallo o una di avventura. Successivamente organizzo le modalità di narrazione e poi inizio a mettere su carta le prime idee.
Utilizza uno schema preciso per scrivere?
No. Ho sempre pensato che programmare sia contro la natura umana, scrivo a penna libera, pensando e rielaborando le idee, le emozioni e le sensazioni che ho avuto pensando alla trama del lavoro che sto formando in quel momento.
Poi ci sono dei prodotti che necessitano di schematizzazione, come i copioni per la recitazione; in questo caso devo ovviamente adottare un metodo di lavoro adeguato al prodotto finale richiesto.
Quali sensazioni ed emozioni prova mentre scrive?
La mente si distrae e viaggia in un mondo parallelo, vivendo un’altra vita. Raggiungo mondi nuovi, conquisto nuove terre, esploro l’ignoto.
Questo però avviene anche attraverso la lettura.
Si ha ragione, ma la differenza consiste nel fatto che l’autore scrivendo, può creare e distruggere ogni sua creatura, ogni nuovo mondo nato dalla propria fantasia. il lettore può solo imbarcarsi sul veliero di narrazione ed essere condotto in quei nuovi territori.
Qual è l’ultima opera che ha pubblicato?
Il mio ultimo libro si intitola “Storia di un numero” edito da Rossini (CS) nel 2021 e narra la storia di un ragazzo africano che vuole raggiunge l’Europa, passando per la Libia, che ho iniziato in questo modo “Guardavo dal finestrino uno spicchio di cielo stellato. Univo le stelle componendo disegni fantastici. Immaginavo che rappresentassero le anime di tutte le persone morte ingiustamente, ascese in cielo e destinate a guidare il cammino dei viaggiatori nelle notti serene, sgombre da turbamenti atmosferici. Splendevano di vita, luminose e serene, prive dei peccati di noi esseri viventi. Dalle tentazioni di odio e di vendetta, fornendoci un riparo dai desideri di violenza e dalla brama di potere. Le scrutavo, e mi sembrava di poterne vedere i nomi, le vite, le passioni, i sogni. I bambini erano i più luminosi, gaudenti, divertiti dall’altezza e dal panorama, richiamati in continuazione dalle madri, che li spronavano ad assolvere i loro compiti di angeli custodi. Gli uomini, vigorosi e imponenti, forti, quasi accecanti, a riempire la volta con la loro forza. Le donne, infine, bellissime, maestose, suadenti, ci ammagliavano con la loro bellezza. Mi addormentai, pensando alla vita. Volai fuori dall’abitacolo e arrivai fino in cielo. Tutto intorno a me c’erano uomini, donne, bambini. Mi osservavano serenamente, fermi, immobili. «Quanti siete?» chiesi alla moltitudine che mi circondava. « Tanti… » mi risposero all’unisono.”
Cosa consiglia ai neofiti che si vogliono avvicinare alla scrittura?
Sicuramente suggerisco la perseveranza. Scrivere quotidianamente, anche per una sola ora al giorno, ma costantemente (la pratica rende perfetti n.d.r.).
L’altra indicazione è quella di leggere molto, così da avere un bacino da cui attingere, dal quale poter avere delle ispirazioni di composizione, di cifra stilistica e di stile letterario.
L’altro elemento importante, a mio avviso è la pazienza. Pubblicare frettolosamente porta ad avere prodotti mal presentati. Quindi la revisione e l’editing sono imprescindibili.
Ringraziamo Davide Rossi per la Sua disponibilità, augurandoci di riaverlo con Noi in occasione della Sua prossima pubblicazione ed invitiamo i lettori a lasciare i propri commenti qui di seguito.
La Redazione di Vite Narranti
Una risposta
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