– IL FONDO DEL MIO CIELO –
Parte 1 – 1. DOLORE DI LACRIME INARIDITE
Parte 2 – 2. DOLORE DI LACRIME INARIDITE
Parte 3 – 3. PRIMO INCONTRO
Parte 4
Non amo i libri dal contenuto oscuro, né quelli colmi di parole accumulate e gettate tutte insieme come in un vortice di frustrazione. Non amo la volgarità esibita come presunta competenza da manipolatori in cerca di profitto.
Il peso più grande lo hanno i “pensieri superficiali”, con parole buttate a caso che non significano nulla, ma che si mascherano sotto il velo di “profondi” concetti arricchiti di falsi valori aggiunti.
La delusione cresce quando ci si accorge che perfino scritti privi di autentico valore letterario e artistico acquistano popolarità.
Senza massa critica, non esiste pensiero critico. O, al contrario, senza pensiero critico, non esiste massa critica.
La scelta di un libro è guidata dalla capacità intellettuale personale, secondo cui il lettore stabilisce i propri criteri e standard per la qualità. Per questo il valore di un libro varia a seconda di chi lo legge. L’assottigliarsi collettivo della sensibilità verso la parola ben scritta eleva la soglia del pensiero critico e spinge verso una ricerca di qualità più alta.
Avvertii subito quella vibrazione che accresce la curiosità di andare in cerca del desiderato. Quanti pensieri riposano qui, alle fiere del libro? Quanti sentimenti ed esperienze sono donati da scrittori che creano mossi da impulsi originari, portatori di profondità stratificate, di dimensioni di molti mondi. Essi scrivono per creare altezze in spazi galattici sconosciuti, addomesticano il selvaggio, afferrano l’intangibile e in questo modo, spontaneamente, pongono le fondamenta della civiltà.
I libri li vivo come la suprema dignità di una civiltà.
Su questa terra passano civiltà: arrivano e se ne vanno. Una grande strada sulla quale camminano attraverso il proprio tempo e che percorrono a modo loro. Ciò che rimane di loro, dopo di loro, è il seme delle civiltà future. Come disse Tagore: “Non dobbiamo giudicare una civiltà in base al potere che ha esercitato, ma in base a quanta amorevolezza verso l’uomo ha saputo esprimere nelle sue leggi e nella sua esistenza.”
Ciò che le generazioni passate hanno seminato, oggi noi raccogliamo. Ciò che noi seminiamo ora, influenzerà le generazioni future. Fiore o erbaccia, dipende da noi.
Il seme che piantiamo è come un ritorno dal futuro, quando siamo toccati dal nostro stesso tocco.
Se seminiamo un fiore, anche se non ne sentiamo ancora il profumo, in realtà stiamo già seminando la sua fragranza inebriante.
Il richiamo del passato, divenuto presente, viene dal futuro: perché il futuro che ci attende, a causa di questo presente, diventa passato a ogni istante che trascorre. È qui, davanti a noi, che il tempo si incastra, si innesta in un’unità indivisibile. L’impulso che portiamo dentro è parte dell’origine, e che cosa mai diventeranno le generazioni future, se non trasmettiamo loro nel modo giusto ciò che anche noi stessi abbiamo ereditato da chi ci ha preceduto?
I libri sono racconti che ci consegniamo a noi stessi quando parlano i pensatori senza tempo. Solo loro sanno oltrepassare i confini dell’orologio e spiegare il tempo da molteplici prospettive: caducità e infinità. Non sono legati ai secondi, ai minuti o alle ore, e non invecchiano. I pensatori, attraverso i libri, non invecchiano mai. Con la parola legano il cielo e vi aggiungono una nuova stella, perché brilli e doni a qualcuno una luce di speranza nel futuro. Nelle loro opere rimangono eternamente giovani, pensatori senza tempo. Quando leggiamo i loro pensieri scritti, percepiamo il loro respiro in ogni parola. Essi esistono in questa stessa presente realtà. Li conosciamo e li riconosciamo più volte nel corso della vita, ogni volta che leggiamo una loro opera. Li sentiamo nello spazio intorno a noi quando ci si avvicinano, siedono accanto a noi per conversare, per condividere i nostri orizzonti interiori. Essi sono ciò che chiamiamo eternità.
Il libro porta con sé per sempre il sistema nervoso del tempo in cui è stato creato.
“Vedete, un libro va conquistato, da un punto di vista diverso della percezione. Non basta possederlo: bisogna anche conquistarlo.” Così diceva il mio professore di letteratura. “Quando imparerete a sentire questo, allora il libro vi donerà tutto ciò che custodisce in sé. Una volta conquistato, vi consegna il proprio cuore.” Ha un cuore, che pulsa tra le righe scritte, ma anche nello spazio tra le righe. È un essere vivo, il suo flusso sanguigno scorre nelle vene delle pagine. Scorre senza fermarsi, e a volte sanguina, piange, implora, soffre.
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Continua…