La NarraMondo è una raccolta di pensieri, viaggi, visite culturali e di piacere e perché no, stati d’animo. Quasi nove anni fa e’ iniziato il mio “nomadismo”.
Un po’ ero spaventata all’idea ma poi ci ho preso gusto. Ho avuto modo di collezionare ricordi , avventure , di provare cibi nuovi, conoscere culture diverse ed incontrare tante persone.
Ogni cosa , ogni persona è stato un tassello importante nel puzzle della mia vita. Nonostante abbia ancora bisogno di tante scoperte e tanti tasselli per poter essere incorniciato.
Ci sono libri che non si leggono, si abitano e La casa sul Nilo è uno di questi. Non perché descriva un luogo esotico. Ma perché ra
cconta cosa succede quando una famiglia smette di abitare il proprio ruolo e comincia ad abitare il cambiamento.
Da espatriata e da lettrice che ha abitato il Cairo e ne porta ancora le tracce, ho trovato in queste pagine un’eco sottile ma persistenze di misto tra nostalgia e consapevolezza di una trasformazione che non si annuncia, ma si insinua.
Questo testo non è una recensione ma un tentativo di nominare ciò che spesso resta implicito: il modo in cui il cambiamento ci abita, ci disorienta, ci ridefinisce.
Il Nilo scorre, ma non è il protagonista. Lo è la madre che osserva, il padre che si disorienta, i figli che crescono in una lingua che non è la loro. Lo è il silenzio che si insinua tra le mura, quando le parole non bastano più, il gesto quotidiano che diventa resistenza: cucinare, insegnare, aspettare.
Il cambiamento non è una svolta. È una erosione lenta.
Nel libro, il cambiamento non arriva come una scelta ma come una necessità. La famiglia si sposta, si adatta, si perde, non si frantuma ma si ridefinisce. Ognuno affronta la propria solitudine, non quella drammatica, ma quella che si prova quando si è insieme e non ci si riconosce più.
La casa diventa il luogo dove si misura la distanza tra ciò che si era e ciò che si sta diventando. Si insinua la consapevolezza che il cambiamento non è romantico ma faticoso e ambiguo.
Leggere questo libro è come specchiarsi per chi ha vissuto il dislocamento, la migrazione, l’adattamento forzato.La casa sul Nilo non è una storia altrui, è una lente che guarda il modo in cui il tempo si piega quando si cambia paese, lingua e routine. È il modo in cui si impara a non chiedere più “quando torniamo?” ma “come si vive qui?”
Il libro non offre soluzioni nè consolazioni ma accompagna nel cambiamento che non è da capire ma da attraversare come un fiume, come una casa che non ci somiglia più, ma che ci ha insegnato a stare.
Un evento che prolunga il dialogo.

Il 10 Settembre, presso l’Istituto Italiano di Cultura al Cairo , La casa sul Nilo diventa anche spazio pubblico: un incontro con l’autrice Denise Pardo, il fotografo Yehia El Alaily, il regista Hala Galal e il professore Hakem Al Rustom. Una tavola rotonda, una mostra fotografica, un tetto che accoglie parole e immagini. Non per celebrare il libro, ma per continuare a interrogarsi su cosa significa abitare, spostarsi, trasformarsi.
Chi ha vissuto il Cairo, anche solo per un tempo breve, sa che non si esce indenni. E chi lo ha letto, sa che certe case non si dimenticano anche quando non ci appartengono più.

