– IL FONDO DEL MIO CIELO –
Parte 1 – 1. DOLORE DI LACRIME INARIDITE
Parte 2 – 2. DOLORE DI LACRIME INARIDITE
Parte 3
3. PRIMO INCONTRO
L’ho conosciuto tre anni e quattro mesi fa, appena compiuti i ventisette anni. Fu la mia cara amica Natalia a presentarmelo.
– “Andrò con un amico alla Fiera del Libro. Vieni, se sei libera. Tanto sei da sola, lo sai” – mi sorrise con quel sorriso che hanno coloro che da tempo attendono qualcosa e, all’improvviso, il loro desiderio si realizza. In quell’istante il volto le si illuminò di una felicità improvvisa, come quando un pescatore getta l’amo in mare e d’un tratto tira fuori un pesce enorme. Dal bagliore giocoso dei suoi occhi, fissandomi, capii che l’amo era stato lanciato.
– “Anche lui è solo” – aggiunse.
– “Com’è?” – chiesi.
Natalia sedeva accanto a me nel bar che frequentavamo spesso per un caffè condito da calde conversazioni e un pizzico di gioia.
– “Quando vedrai i suoi occhi, capirai cosa intendo.”
Avevo fiducia nel suo gusto. Sapevo che ciò che diceva, lo sentiva davvero. Natalia non parlava mai di qualcosa in cui non fosse convinta. Rimaneva salda nelle sue convinzioni e apparteneva a quella categoria di persone che difficilmente cambiano idea. A ventotto anni, spesso prendeva l’iniziativa e spingeva le cose avanti, semplicemente perché era certa che così dovesse essere. Solo chi è fermamente convinto che la sua scelta sia l’unica possibile, porta avanti il proprio proposito senza esitazione. A me, a volte, mancava quella forza, quella fermezza che sconfina quasi con la testardaggine. Di fronte a un problema o a una sfida, io immaginavo sempre diverse alternative, diverse possibilità, analizzandole tutte con la stessa intensità, finché non individuavo quella che mi sembrava la più adatta e la trasformavo in piano. Natalia non agiva così, né per le grandi né per le piccole cose della vita quotidiana. Lei si aggrappava a un’unica soluzione, senza considerare altre opzioni, e la realizzava con decisione. Forse questo atteggiamento, o meglio dire questo carattere, aveva i suoi limiti nella varietà delle scelte, ma di certo possedeva un grande pregio: Natalia sapeva ciò che voleva e perché lo voleva. Con lei tutto era chiaro: non esistevano “forme avvolte” nella comunicazione. Quando diceva qualcosa, lo realizzava. Quando parlava, era convinta di ciò che affermava. Definiva facilmente ogni cosa secondo il suo imperativo morale interiore. Ai miei occhi appariva all’esterno esattamente come era dentro: una ragazza alta, con corporatura robusta e spalle larghe, capelli corti e neri con una frangia di appena un centimetro pettinata di lato, e piccoli occhi obliqui color marrone scuro. La sua carnagione naturalmente olivastra e la bocca ben disegnata la rendevano particolare. Si muoveva spesso in bicicletta per la città, ma amava pedalare anche lungo i sentieri fuori dal centro abitato o partecipare a gare ciclistiche. Era una ragazza che si poteva incontrare nella vita notturna, nei locali più frequentati, sempre pronta a una conversazione aperta con chiunque.
– “Va bene” – acconsentii. – “Ci vediamo all’ingresso” – le dissi, alzandoci dal bar prima di separarci. Non immaginavo certo che quell’incontro avrebbe cambiato così tanto la mia vita.
La mattina di quel giorno si concluse con il mio solito rituale. Non mi preparai in modo particolare: mi specchiai appena nello specchio grande della mia camera da letto. Mi sentivo fresca, riposata, con ali invisibili che mi spuntavano sotto le ascelle. Se avessi potuto, avrei raccolto il mondo intero nello zaino grande che portai con me, decisa a riempirlo di libri nuovi e preziosi. Legai i miei capelli castani, lunghi fino alle spalle, in un piccolo chignon. Indossai una camicetta bianca leggera e pantaloni neri che si adattavano alla mia figura sottile. Misi gli occhiali da sole e uscii di casa. Con passo veloce mi avvicinavo al luogo della Fiera del Libro.
Non pensavo affatto all’incontro con lui.
Natalia e il suo amico mi aspettavano nel punto concordato, a una quindicina di metri dall’ingresso. Man mano che mi avvicinavo, lui catturò subito la mia attenzione. Vestiva sportivo, con una giacca grigia leggera, una maglietta blu e jeans grigi, il corpo ben proporzionato. Aveva capelli castano chiaro e un sorriso accattivante. Natalia aveva ragione. Ci presentammo e ci stringemmo la mano. Fu allora che per la prima volta vidi da vicino un cielo limpido con un orizzonte turchese raccolto nei suoi occhi. Sentii sciogliermi davanti a quell’azzurro, qualcosa che non mi accadeva da tempo. Credo sia stato amore a prima vista.
Natalia notò immediatamente la mia emozione. Mi conosceva bene: le bastò un attimo per riconoscere quella fiamma che mi illuminava il volto.
Ci incamminammo verso il primo padiglione dei libri. Quell’anno era l’ultimo in cui la Fiera si teneva in quella sede. Dall’anno successivo sarebbe stata spostata in periferia, in una zona poco abitata. A mio avviso, un errore: i cittadini del centro, così numerosi, non avrebbero più avuto modo di visitarla spesso. A volte, quando qualcosa si trova vicino, si può visitare anche per caso. Certo, a una Fiera del Libro si va con intenzione, ma a me era capitato più di una volta di lasciarmi condurre dai piedi fino agli stand colmi di esperienze di vita. Logica vuole che il cammino verso la fiera venga facilitato al maggior numero di persone, non reso difficile, considerando che non tutti dispongono sempre di un’auto o di un mezzo di trasporto. Così, inevitabilmente, si perdono molti visitatori. Quell’anno, però, la folla era notevole, e ci facemmo largo tra file di lettori davanti agli stand.
Il mio amore per i libri era costante, immutabile: forse al primo posto tra tutte le mie attività al di fuori del lavoro. Lavoravo in un’azienda dove la presenza fisica era richiesta per otto ore al giorno. La sera, per rilassarmi, prendevo un buon libro e mi lasciavo catturare fino al sonno. Quel giorno desideravo acquistare alcuni titoli nuovi, già sapevo quali autori cercare. Non volevo contenuti sbiaditi, non volevo un libro scelto solo per la copertina attraente: desideravo un libro con un’anima magnetica, che si incollasse alle mie mani non appena lo stringessi. Ho sempre amato quella sensazione, che il libro mi si fondesse con la pelle e, attraverso di essa, potessi percepire il tocco dei pensieri.
Con il libro, lo scrittore tocca con i suoi pensieri, e attraverso quei pensieri il lettore sfiora la sua anima.
***
Continua…