✨ Un viaggio letterario da non perdere ✨ con Kristina Kralichin

Un viaggio letterario da non perdere

Cari lettori,

a partire da oggi su questo blog vi accompagnerò in un percorso speciale: la pubblicazione a puntate di un romanzo che intreccia emozioni profonde, sfide interiori e rinascita personale.

Attraverso le pagine entrerete nella mente e nel cuore di una giovane donna che affronta dolori, domande senza risposta e battaglie invisibili. Ma proprio da queste prove nascerà la sua forza: passo dopo passo riuscirà a trasformare la fragilità in coraggio, trovando la propria voce e diventando scrittrice di molti romanzi.

Questo racconto non è soltanto la sua storia: è lo specchio in cui tante giovani donne nel mondo potranno riconoscersi, e forse anche una fonte di motivazione per chiunque stia cercando un nuovo inizio.

Questo libro non è solo per il pubblico femminile, ma anche gli uomini potranno trovare riflessioni che li interesseranno. È un libro sulle sfide della vita e sulle speranze.

📖 Come seguirlo?
Ogni mercoledì e sabato troverete qui un nuovo capitolo, un nuovo tassello di questo cammino. Un po’ come una “soap opera” letteraria, vi terrà compagnia settimana dopo settimana, fino all’ultima pagina.

Se vi riconoscete nelle emozioni che leggerete, o se semplicemente volete lasciarvi trasportare da una storia intensa e autentica, non vi resta che tornare qui ogni mercoledì e sabato.

Benvenuti in questo viaggio chiamato “IL FONDO DEL MIO CIELO” DI KRISTINA KRALICHIN. 🌙✨

A seguire, la prima parte del romanzo intitolata DOLORE DI LACRIME INARIDITE

IL FONDO DEL MIO CIELO

1. DOLORE DI LACRIME INARIDITE

Il cielo, eccessivamente gravato da nuvole grigie, pendeva come un vassoio sopra la città e racchiudeva in sé l’ultimo raggio di sole, riflesso in una tenue foschia sulle corsie bagnate della strada.
Il mio sguardo non fuggiva lontano, ma scivolava lungo i sottili sentieri tracciati dalle gocce di pioggia sul vetro della finestra, come una rete ricamata di cristalline lacrime celesti.
Sento di comprendere alla perfezione la tristezza di questa sinfonia silenziosa che si fonde con la nota malinconica della mia anima.
Piano piano mi perdo nei suoi suoni, lentamente svanisco e credo di diventare parte di quelle gocce che spariscono davanti ai miei occhi, precipitando verso la terra.
In questa notte di grigiore infinito non esiste confine, non si distingue la linea dell’orizzonte tra cielo e terra. Uniti in un’unica, indistinta totalità, non si separa più ciò che appartiene al cielo e ciò che appartiene alla terra, come se tutte le altezze verso le quali un tempo anelavo con insistenza fossero scese a portata della mia mano. Sento gravare su di me il fondo del mio cielo, colmo di tutta l’umidità delle lacrime mai versate.

“Perché sei andato via?”

Non so nemmeno io quante volte mi sono posta questa domanda, senza riuscire a trovarle una risposta logica. La foschia non aleggiava soltanto nell’aria di questa notte piovosa, ma confondeva anche i miei pensieri.
La sua partenza non mi ha dato risposte, ma mi ha aperto un’infinità di interrogativi ai quali non avevo mai pensato prima.
Avvicinai la fronte al vetro su cui mi ero appoggiata e chiusi gli occhi. Talvolta si vede meglio con gli occhi chiusi. Forse l’immagine distorta che avevo di lui, nella quale riflettevo anche la mia felicità costruita sulla nostra futura vita insieme, non era altro che la mia diottria alterata della realtà.

Forse non lo conoscevo abbastanza.

L’ultimo giorno insieme avevamo avuto un piccolo diverbio: credevo fosse solo una banale incomprensione in un momento teso. Una discussione insignificante non può cambiare la vita di due innamorati, lo sapevo, giudicando dai miei sentimenti per lui.
Mi ripetevo che anche in passato avevamo avuto piccoli screzi, e che dopo due o tre giorni mi avrebbe sicuramente chiamata.
Trascorsero tre giorni, lo chiamai io ma non rispose. Poi ne passarono altri tre e solo allora fui assalita dall’angoscia. Non resistetti, composi di nuovo il suo numero. Prima ancora che potessi dire una parola, sentii soltanto la sua voce:

Non cercarmi più, per noi è finita. Mi dispiace…

E fu tutto lì. Nessuna spiegazione, nessuna parola in più. Interruppe la conversazione, e con quel gesto mi fece capire che aveva messo la parola fine a ciò che significava “noi”.
Il motivo di quella decisione rimase ignoto. Non mi diede alcuna giustificazione.

“Come hai potuto farmi questo, andartene senza dare alcuna spiegazione in tutti questi giorni?”

Sono già ventiquattro giorni che scorrono lenti e pesanti dalla tua partenza.
Il tempo non ha più lo stesso ritmo di prima nella mia vita: ora si trascina dietro di me come un’eternità. Mi sembra che le ore abbiano sfogliato il calendario, lunghe come anni.

“Tu non ci sei.”

Il tempo pare scorrere più lentamente quando tutte le speranze sono abbattute come rami piegati dalla tempesta, con la pioggia torrenziale e le nuvole oscure dentro l’anima.

I venti che urlano attraverso il corpo spazzano via la mia essenza, spezzandomi dall’interno, come questo giorno che piega i rami degli alberi intrisi di pioggia e scossi dal vento.

Nessuno può prevedere, vedere o sentire la tempesta che imperversa dall’interno del corpo, che sradica le radici che lo tenevano saldo e diritto.
Può forse qualcuno comprendere quale mare di emozioni sia agitato al punto che l’uomo cerchi salvezza dal proprio naufragio, aggrappandosi a un fragile filo di speranza?

Nella bufera che infuria dentro l’anima non ho davvero dove rifugiarmi da me stessa.
Non riesco a piangere. Per quanto mi sia pesante, le lacrime si sono prosciugate, bruciano negli occhi. Che pianga il cielo al posto mio. Forse anche lui ha un dolore che noi non sappiamo riconoscere. Tuona e lampeggia.
Tutto ha la sua causa e la sua conseguenza, nulla esiste isolato da sé stesso.
La mia esistenza, questa sera, immersa nell’oscurità della stanza senza luce, si fonde con l’esistenza della pioggia nella notte buia.

Lui ha scelto di andarsene in silenzio.

***

Continua…

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