Buon giorno lettori, oggi vi presento una scrittrice molto introspettiva, molto attiva nel sociale, la sua penna e pungente, realistica e molto vissuta, Yuleisy Cruz Lezcano, da poco ho pubblicato il suo ultimo libro “Di un’altra voce sarà la paura”. È un libro di raccolta poetica, pensata per dare voce alle donne vittime di violenza. Tale libro è stato proposto al Premio Strega poesie 2024, l’ha presentato nel Salone del libro di Torino, nella TV di Stato della Repubblica di San Marino, è stato presentato in Radio Pop Napoli, in Radio Nord Borealis, in Tele Granducato della Toscana, ospite del programma televisivo Street Talk di Andrea Villani, con la presenza di Carlo Lucarelli, presentato al Festival del Borgo antico di Bisceglie e nel Castello di Barletta.
Che vita narrante è la tua?
La mia vita è un continuo dialogo tra due mondi, due culture, due identità che si mescolano, si scontrano, ma si arricchiscono reciprocamente. Nata a Cuba, ho passato la mia infanzia e adolescenza in un contesto che mi ha formato in modo profondo: la Cuba che conosco è una terra di storie, di resistenza, di passione, ma anche di difficoltà e contraddizioni. Crescere lì significa respirare un’aria carica di memoria storica, di lotte politiche, di sogni infranti e di speranze che non muoiono mai. Arrivare giovanissima in un paese completamente diverso, con una lingua e una cultura che non mi appartenevano completamente, è stato come iniziare a costruire una nuova identità, ma senza mai rinunciare alla parte di me che apparteneva alla mia terra. È stato un processo lungo, a volte doloroso, ma che mi ha arricchito, che mi ha fatto capire che l’identità non è qualcosa di statico, ma un flusso, una costante trasformazione. Il mio percorso è stato segnato dal sentirsi “altrove”, sia in Cuba che in Italia, una sorta di “periferia dell’anima”, dove non ti senti mai completamente dentro o fuori, ma in un limbo che ti obbliga a cercare continuamente il tuo posto, la tua voce. È una posizione ambigua, ma anche molto potente, perché ti permette di guardare da un punto di vista privilegiato ciò che accade tra queste due realtà, senza esserne mai completamente assorbita. Essere ponte tra due culture ha significato per me anche essere una persona in costante ricerca di appartenenza, ma allo stesso tempo una persona che ha imparato a vivere con la propria diversità, ad abbracciarla come una forza e non come una debolezza. La mia scrittura è profondamente legata a questa esperienza. Racconto di ciò che vuol dire essere “altro”, diverso, ma anche di ciò che vuol dire cercare un’identità che non si misura mai in termini rigidi, ma che è un incontro continuo tra chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. In fondo, la mia vita narrante è quella di chi è sempre sospeso tra due mondi, ma cerca, in ogni momento, di trovare un linguaggio che possa raccontarli entrambi, senza dimenticare chi sono, da dove vengo e ciò che porto dentro di me.
Cosa ti porta a scrivere?
Quello che mi porta a scrivere è una necessità profonda di esplorare, di cercare di capire e di esprimere ciò che sento, vedo e vivo. La scrittura è per me un atto di liberazione, un modo per dare forma a pensieri ed emozioni che, altrimenti, resterebbero confusi e inascoltati. Non è sempre una scelta consapevole, ma una sorta di chiamata, una pulsione che non posso ignorare. Spesso, mi sento come se ci fosse un vuoto dentro di me, che ha bisogno di essere colmato con le parole, come se la scrittura fosse il mezzo attraverso cui posso finalmente dare senso a ciò che mi circonda e a ciò che è dentro di me. Scrivere mi permette di fare ordine nel caos, di trasformare la confusione, la solitudine e la frammentazione in qualcosa di coerente e comprensibile. È una specie di atto terapeutico, anche se non sempre facile, che mi aiuta a fare i conti con le mie paure, le mie radici, le contraddizioni che mi definiscono. Ma, al di là di questo, la scrittura nasce anche da una curiosità profonda per il mondo e per l’essere umano. Mi spinge il desiderio di raccontare storie che non sono mai completamente raccontate, di portare in luce angoli nascosti, di dare voce a chi non è mai stato ascoltato, di esplorare la condizione della donna, dell’emigrante, della persona marginalizzata. Ci sono tante storie che meritano di essere narrate, storie che ci parlano di resilienza, di lotta, di cambiamento, ma anche di fragilità, di sogni e di delusioni. E sento che la scrittura è lo strumento migliore per farlo. In sostanza, mi porta a scrivere la necessità di comprendere e la voglia di raccontare ciò che non sempre può essere detto con altre parole, con altri mezzi. Scrivere è il mio modo di confrontarmi con la vita, di trovare un senso alla complessità del nostro essere, di cercare verità in un mondo che spesso sembra non offrire risposte facili. È una forma di resistenza, di creazione, ma anche di connessione con gli altri.
Cosa ti piace che emozioni ti da la scrittura?
La scrittura per me è una fonte infinita di emozioni, un luogo dove posso esprimere e trasformare i sentimenti più complessi e contraddittori. Quando scrivo, mi sento come se stessi attraversando un processo di scoperta, non solo della storia che voglio raccontare, ma anche di me stessa. È un’esperienza che mi permette di esplorare le profondità della mia anima, di dare voce ai pensieri e alle emozioni che a volte sono difficili da articolare nella vita quotidiana. Scrivere mi dà una sensazione di liberazione, come se fossi finalmente in grado di estrarre dal mio corpo tutto ciò che mi ha tenuto prigioniera. È come un atto di purificazione, un modo per liberarmi di emozioni che possono essere dolorose, ma che mi aiutano a crescere. Quando trovo la parola giusta, quando il testo fluisce e si compone in modo che sento che racconta esattamente ciò che volevo dire, provo una gioia profonda, una sorta di soddisfazione che non ha paragoni. Ma la scrittura è anche un atto di confronto con la solitudine, con l’incertezza, con il silenzio che a volte accompagna il processo creativo. Ci sono momenti di difficoltà e frustrazione quando le parole sembrano non arrivare, quando non riesco a trovare il filo da seguire. In quei momenti, la scrittura può essere anche faticosa, ma è proprio in quei passaggi che sento di crescere e di spingermi oltre i miei limiti. Ogni difficoltà è un’opportunità per migliorarmi, per affinare il mio stile, per essere più vera.
Il titolo del tuo libro che messaggio vuol far passare?
Il titolo “Di un’altra voce sarà la paura” racchiude in sé un’intensità di significati che spero possa risuonare nel cuore di chi legge. La voce rappresenta la parola, la testimonianza, la forza di esprimere ciò che viene represso, ciò che non viene ascoltato, in particolare quando si parla di violenza sulle donne e delle fragilità umane. La paura, in questo contesto, non è solo il sentimento che accompagna la vittima, ma anche quello che domina il silenzio di chi non riesce a parlarne, di chi resta in attesa di una voce che lo liberi. Nel libro, la paura è qualcosa che si fa tangibile, ma che al tempo stesso è anche una sorta di tragitto verso la rinascita. Il messaggio che cerco di trasmettere è che la paura non deve essere vista come una condanna, ma come un passaggio obbligato verso la consapevolezza, verso la guarigione, verso la ricerca di una nuova forma di innocenza, quella che non è più ingenua ma che è il frutto di un percorso di riconciliazione con se stesse e con il mondo. La violenza sulle donne è uno dei temi principali, ma non solo come un atto fisico o psicologico, bensì come un sistema che devasta l’individualità e l’autonomia, togliendo la voce e la libertà. Ma è anche un libro sulla lotta per riprendersi ciò che è stato tolto, sulla forza di riconquistare la propria dignità, di trasformare la sofferenza in qualcosa di nuovo. Il libro parla di fragilità, di quelle ferite invisibili che tutti portiamo, ma anche della forza straordinaria che ognuno ha dentro di sé per rinascere, per guardare alla vita con nuovi occhi, con la consapevolezza che la paura, se affrontata, non è mai definitiva. La ricerca dell’innocenza, quindi, non è un ritorno all’ignoranza o all’ingenuità, ma una riscoperta della bellezza che può nascere anche dal dolore, un tentativo di guardare al mondo con una nuova prospettiva, meno idealizzata ma più matura. La mia speranza è che il lettore, attraverso la storia, possa sentire il potere di questa trasformazione, quella che parte dal riconoscimento del proprio dolore e finisce nella capacità di guarire, di rinascere, di ritrovare la propria voce, che nessuno può più toglierci.
Qual è la morale del tuo libro?
La morale del mio libro “Di un’altra voce sarà la paura” è che, nonostante le esperienze di violenza, fragilità e sofferenza, c’è sempre la possibilità di rinascita e di resilienza. La paura, che sembra immobilizzare e sopraffare, non deve essere vista come una condanna definitiva, ma come un punto di partenza per riprendersi la propria vita, la propria voce, e la propria dignità. Ogni donna che attraversa il dolore, ogni persona che affronta una battaglia interiore, ha il diritto di riappropriarsi di sé, di scoprire una forza nascosta, che non è mai solo una reazione passiva alla sofferenza, ma una risposta attiva alla vita, un rifiuto di arrendersi. Il libro vuole anche comunicare che la guarigione non è un processo lineare, ma un viaggio complesso, fatto di alti e bassi, di momenti di silenzio e di esplosioni di emozioni. La fragilità non è qualcosa di negativo, ma è umana, e riconoscerla ci permette di essere più forti. In sintesi, la morale è che, attraverso il coraggio di affrontare la paura e la forza di non arrendersi, è possibile trovare una nuova voce, un nuovo inizio, e riappropriarsi della propria identità. La paura, in questo senso, non è il nostro nemico, ma un ponte che ci può portare verso una vita più autentica e consapevole.
Guardando al futuro, c’è qualche progetto o ambizione che non hai ancora realizzato, e che speri di portare avanti nel prossimo capitolo della tua carriera o della tua vita?
Guardando al futuro, ci sono sicuramente molti sogni e progetti che spero di realizzare, tanto nella mia carriera come scrittrice quanto nella mia vita personale. La scrittura è un viaggio che non ha mai una fine, ed è sempre in evoluzione. Un progetto che mi sta molto a cuore è quello di continuare a esplorare temi sociali e emotivi, ma con un approccio ancora più profondo e interconnesso. A livello personale, spero di continuare a crescere come individuo, di imparare e conoscere ancora di più me stessa, di esplorare altre culture e storie, e di poter condividere questo con gli altri. Mi piacerebbe anche continuare a lavorare su progetti che possano avere un impatto sociale, collaborando con altre persone, organizzazioni, e comunità che si battono per dare voce a chi è marginalizzato, per creare spazi di dialogo e comprensione. In definitiva, il mio obiettivo per il futuro è quello di continuare a scrivere, a riflettere, e a condividere storie che possano dare speranza, che possano far riflettere e che possano ispirare il cambiamento, tanto nelle persone quanto nelle società.
Dov’è possibile acquistare il tuo libro? Dai tre motivi per acquistarlo ad uno che non ti conosce
Il mio libro “Di un’altra voce sarà la paura” è disponibile per l’acquisto su diverse piattaforme online, anche in alcune librerie indipendenti che supportano autori e autrici emergenti. Ti consiglio di dare un’occhiata anche alle librerie locali, dove potrebbe essere disponibile su ordinazione.
Se non mi conosci ancora, ti dirò che ci sono almeno tre motivi per cui “Di un’altra voce sarà la paura” potrebbe essere un libro che vale la pena leggere: Affronta temi universali e urgenti: Il libro parla di violenza sulle donne, fragilità umana, ma anche di rinascita e forza interiore. Questi sono temi che toccano tutte le persone, indipendentemente dalla loro origine o esperienza. È un’opera che vuole far riflettere, scuotere e, allo stesso tempo, dare speranza. Una scrittura emozionante e sincera: La mia scrittura è profondamente autentica ed empatica, perché proviene da una necessità di esplorare la complessità dell’animo umano. Se cerchi un libro che non abbia paura di mostrare la verità, anche nei suoi aspetti più crudi, ma che allo stesso tempo offra uno spiraglio di luce, questo è il libro giusto. Un viaggio di crescita personale: Leggere questo libro ti porta a confrontarti con le tue paure, le tue debolezze, ma anche con la possibilità di trasformarti, di guardare la vita da una prospettiva nuova, più consapevole. Se ti interessa scoprire come una voce può nascere dal silenzio, e come la paura può diventare la spinta verso il cambiamento, credo che troverai una connessione profonda con le storie che racconto. In breve, “Di un’altra voce sarà la paura” è più di un libro, è un invito a riflettere sul nostro modo di affrontare la sofferenza e a scoprire la forza che ognuno di noi ha per rinascere e parlare con la propria voce.