È la fiducia…
Tra le ultime righe del romanzo “I promessi sposi”, di Alessandro Manzoni, si legge:
“Il bello era a sentirlo raccontare le sue avventure: e finiva sempre col dire le gran cose che ci aveva imparate, per governarsi meglio in avvenire. – Ho imparato, – diceva, – a non mettermi ne’ tumulti: ho imparato a non predicare in piazza: ho imparato a guardare con chi parlo: ho imparato a non alzar troppo il gomito: ho imparato a non tenere in mano il martello delle porte, quando c’è lì d’intorno gente che ha la testa calda: ho imparato a non attaccarmi un campanello al piede, prima d’aver pensato quel che possa nascere -. E cent’altre cose. Lucia però, non che trovasse la dottrina falsa in sé, ma non n’era soddisfatta; le pareva, così in confuso, che ci mancasse qualcosa. A forza di sentir ripetere la stessa canzone, e di pensarci sopra ogni volta, – e io, – disse un giorno al suo moralista, – cosa volete che abbia imparato? Io non sono andata a cercare i guai: son loro che sono venuti a cercar me. Quando non voleste dire, – aggiunse, soavemente sorridendo, – che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene, e di promettermi a voi. Renzo, alla prima, rimase impicciato. Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia”.
A queste parole sembra superfluo aggiungere qualcosa, tuttavia questo itinerario di riflessioni non può concludersi senza un ringraziamento a te che leggi ora, sperando che tu abbia avuto l’occasione di leggere tutto o anche solo in parte ciò che precede. La gratitudine per essere significativa e non di circostanza, per lasciare un segno buono, dev’essere concreta. Io non ho altro che una “penna” per raggiungerti, così segno per te, su queste pagine digitali, un’ultima riflessione.
Il corpo umano è composto prevalentemente d’acqua e senza di essa muore; così, il cuore umano ha bisogno di fiducia e senza di essa “smette” di battere, si “arresta” nei suoi desideri, si “arrende” a non dar più corso ai suoi palpiti di vita. Renzo e Lucia hanno sperimentato che, confidando in Dio, i loro guai si sono raddolciti e sono serviti per un miglioramento della loro vita. Il mio non è un tentativo di far del proselitismo confessionale, ma l’invito ad aprirti a stili esistenziali alternativi, a modi relazionali diversi. Apriti a una vita nella quale sia la fiducia, e non la diffidenza, a regnare; dove il tuo essere umano non sia “lupo” per gli altri, ma “luogo” di ascolto, benevolenza e compassione.
Felice di cercare con te le vie per camminare in una fiducia narrante.

